15 ottobre 2024
QUALCHE RIGA PER COMINCIARE
Ugo Basso
Spesso ci accingiamo a queste righe iniziali chiedendoci se saranno ancora significative quando giungeranno sugli schermi dei lettori e in questi tempi ci chiediamo addirittura che cosa scrivere galleggiando sull’an-goscia per le migliaia di morti di cui abbiamo quotidiana notizia e il timore di finire noi stessi nei rifugi. Notizie devastanti da molti fronti anche fisicamente non troppo lontani e comunque in grado di coinvolgerci nei sistemi delle alleanze e con le azioni incontrollabili del terrorismo internazionale. Tuttavia viviamo in una singolare assuefazione, forse addirittura indifferenza: anni addietro in una situazione mondiale come la presente i supermercati sarebbero stati svuotati dalla preoccupazione di farsi delle scorte. Oggi viviamo nella consapevolezza dell’im-potenza che però determina una vita sostanzialmente normale, magari con più frequenti viaggi e maggiori presenze nei ristoranti: con un sospiro di sollievo fino a quando muoiono i lontani, in guerra o annegati, e insieme senza progetti e investimenti per un futuro in cui crediamo poco.
Una vasta parte del mondo è oggi un campo di battaglia e i cieli sono fitti di ordigni che ogni giorno potrebbero diventare nucleari: nel futuro politico militare vediamo poca e debolissima diplomazia e crescere il rischio di una definitiva contrapposizione fra aspiranti signori del mondo: Russia, Cina, Turchia, Stati Uniti, sollecitati dal Make America great again, e universo islamico, pur in conflitto fra sunniti e sciiti – che fa tanto pensare alle guerre di religione europee – e nel gioco potrebbero avere un ruolo India, Israele, Brasile e Argentina. E non sappiamo neppure immaginare le ricchezze che si muovono nel sommerso e nell’il-legale, di cui le mafie possono essere un esempio. L’Italia ondeggia, come accaduto spesso nella storia, ma aumenta le spese militari, l’esportazione di armi e si parla di ripristino della leva obbligatoria e gli italiani – almeno la maggioranza di quelli che votano – si sono dati un ministro della difesa fabbricante di armi.
Tutto nello scenario del cambiamento climatico determinato dal degrado ambientale e aggiungiamo la devastazione in atto da anni della foresta amazzonica, rallentata, ma non superata, dall’attuale preoccupata amministrazione, agli ordini di interessi indifferenti all’uomo e rivolti solo all’accumulo e all’affermazione individuale, per chi può a danno di tutti. Alle religioni della storia si sostituisce l’egolatria, la divinizzazione di sé, con culto, sacrifici, preghiere. L’Amazzonia a cui ho fatto cenno, l’ambiente da cui sono nate la teologia della liberazione e la teologia del popolo, l’ambiente in cui è formato Francesco, è stata nel 2019 oggetto di un sinodo, vivace e realistico, ma le cui coraggiose conclusioni non sono state accolte neppure dal papa che lo aveva voluto.
Non possiamo comunque negarci la speranza, neppure quella ragionevole che ci siano risparmiati altri mali personali e collettivi. Per chi crede è anche virtù teologale, con altro significato: anche nelle situazioni più drammatiche a cui non riusciamo a sottrarci, vale la pena l’impegno gratuito per creare solidarietà, per contemplare la bellezza e favorire tutto quello che serve all’uomo nel quotidiano e nell’interiore. E chiudo con una citazione di Simone Weil: «L’uomo anche attraverso l’orrore può persistere nella volontà di amare» (Attesa di Dio).